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Una base sicura (per esplorare il mondo)

E'uno degli assunti centrali della #Controlmasterytheory, il #sensodisicurezza per un paziente è un'esperienza fondamentale per la sua guarigione in terapia. Lo diceva già #JohnBowlby, padre della #teoriadellattaccamento: "Abbiamo ampie prove del fatto che gli esseri umani di ogni età sono più sereni e in grado di affinare il proprio ingegno per trarne un maggiore profitto se possono confidare nel fatto che al loro fianco ci siano più persone fidate che verranno loro in aiuto in caso di difficoltà. La persona fidata, nota anche come figura di attaccamento, può essere considerata come quella che fornisce la sua compagnia assieme a una base sicura da cui operare" (Costruzione e rottura dei legami affettivi, 1982).


Quando si fa terapia con un paziente e si è stabilita una sufficiente #relazioneterapeutica arriva quel momento in cui vengono approfonditi alcuni #temidivita, vissuti centrali nel #percorsodisviluppo del paziente.


Spesso questi temi sono relativi a interazioni che si sono svolte nell'ambiente primario di sviluppo, ovvero la #famigliadiorigine.


Ogni paziente ha una capacità innata di #autodirezione e #autocura, questo bisogna assumerlo se si aderisce al #frameworkteorico a cui mi sto riferendo.

Ogni persona che vediamo tenderà a perseguire gli #scopidivita a cui tende e che sono legati ai #valori in cui crede.


Nello sviluppo accade però che #esperienzesignificative, spesso col o con i caregiver, diano luogo al consolidarsi di #credenzesulsè, legate ai temi di vita, che orienteranno il comportamento futuro.


Prendo a prestito un esempio di una sua paziente raccontatomi da una collega.

C. è una ragazza che ha vissuto l'ambiente familiare come molto critico e giudicante, ha strutturato una credenza centrale di inadeguatezza.

Ha perciò messo in atto strategie, #pianisemidattivi atti a #evitare di esperire di nuovo questa immagine di sè e il vissuto connesso, magari #inibendo l'espressione di emozioni negative connesse al mostrarsi debole e via via intraprendendo un percorso di #autonomia nel mondo con modalità di #allontanamentorelazionale e #distaccoemotivo.

A ben vedere C. ha sempre associato la critica genitoriale che l'ha fatta sentire inadeguata alla #vicinanzarelazionale delle figure significative.


Quando, nel corso della sua vita, nel percorso di crescita psicologico personale, professionale e relazionale questa credenza di inadeguatezza inizierà a essere #disconfermata, la persona percepirà una perturbazione all'#immaginedisè.

Per esempio C. potrebbe essere ritenuta altamente competente sul lavoro e gli potrà essere offerta un'assunzione, per la stessa azienda, lontano dal luogo della famiglia d'origine.

Ci potremmo aspettare che questo sia una cosa positiva e fonte di crescita. In effetti potenzialmente lo è.

Tuttavia C. inizia a sviluppare degli stati di malessere a livello corporeo, come dolori muscolari e mal di schiena,a cui non sa dare spiegazione. Sente progressivamente un profondo senso di colpa, che gli risulta incomprensibile. Inizia a rimuginare prima di andare a letto, non riesce a dormire sufficientemente, la sua mente durante il giorno è permeata dalla ruminazione, inizia in prospettiva a prefigurarsi come "cattiva persona" se accetterà l'incarico. Inizia a sentirsi stanca, a perdere interesse e piacere per le attività quotidiane che svolge. La situazione prosegue per un paio di settimane, poi, una mattina che C. si "dimentica" di andare a lavoro per la troppa stanchezza in lei si attiva un "campanello di allarme".

Ha difficoltà a raccontare ai genitori il reale accaduto, inventa una scusa. Si accorge di non stare bene, ovviamente di questo si dà la colpa. La situazione sembra precipitare ma C. non sa come fare per uscirne.

Poi, convinta da un'amica, si rivolge alla fine allo #psicoterapeuta.


Proviamo a cercare di capire ciò che è accaduto.

Il #sistemamentecorpo di C. ha attraversato una #faseperturbativa, ed essendo la #sollecitazioneesterna troppo grande per essere assorbita dalle risorse del suo sistema, questo, invece di #riorganizzarsi e #complessificarsi, si è #scompensato.


La ragazza arriva dal terapeuta, e questi, dopo averla #valutata nelle prime sedute e ritenuta idonea per una psicoterapia, stabilendo il #contrattoterapeutico, inizia un percorso con lei.

Dopo aver strutturato una #solida e #autentica #relazioneterapeutica, il terapeuta ha via via accesso, ascoltando i racconti di vita della paziente, agli #schemirelazionali che caratterizzano la personalità di C. Il terapeuta si aspetta che la ragazza li metterà in atto con lui, come del resto li attua con tutta la #reterelazionale che la circonda.

Il terapeuta ipotizza anche che C. metterà in atto dei #testrelazionali, che saranno realizzati allo scopo di verificare se lo psicoterapeuta darà o meno #conferma della credenza acquisita in età precoce (con un ragionamento #inconscio del tipo "Se mi mostrerò inadeguata il terapeuta mi giudicherà?").

A questo punto, se il terapeuta darà la giusta attenzione a questo importante momento di #snodo della terapia, agirà in modo da tendere a #disconfermare la credenza della paziente, magari ad esempio ascoltando il suo racconto, empatizzando e validando le sue emozioni di inadeguatezza (#esperienzaemozionalecorrettiva). Questo aiuterà lo psicoterapeuta ad accompagnare C. verso una sempre maggiore #presadiconsapevolezza della connessione tra il suo #temadivita (in questo caso l'inadeguatezza) e l'#ambienterelazionaleprecoce. Bisogna ricordare che per il bambino, cucciolo di mammifero che ha bisogno di "cura, conforto e protezione", superare il proprio tema di vita implica a livello psicologico il timore della #perditadellafiguradiaccudimento. Questa esperienza è scoraggiata dalle nostre circuiterie neurali perchè, nel suo #significatofilogenetico, significa "maggiore esposizione al pericolo". Dunque il bambino, diventato ormai adulto, fa #resistenzaalcambiamento.

Tornando allo scenario clinico, se l'intervento di validazione sarà fatto in modo corretto, e il terapeuta sarà diventato #figuradiattaccamentovicaria e imposterà la relazione sul #pianocooperativo la paziente potrà percepire #sicurezza.

Questo le permetterà di concedersi una #reesperienza del suo tema di vita contestualmente al quale magari potrà #lasciarsiandare a quel "pianto liberatorio" che #Weiss, nei suoi studi pioneristici in materia, chiamava #piantodellietofine.

E'da questa ulteriore #esperienzaemotivacorrettiva che di lì in poi la #psicoterapia potrà dirsi "realmente avviata".


Per approfondimenti vedi: "Fidarsi dei pazienti. Introduzione alla Control Mastery Theory" (Gazzillo, 2016, Raffaello Cortina) ed anche "Il colloquio in psicoterapia cognitiva" (Ruggiero, Sassaroli, 2013, Raffaello Cortina).


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